22/05/13

Gli utili alle ferrovie; i costi ai pendolari.

Diego Bottacin: «Quella di Moretti è una tassa occulta dovuta dai cittadini al monopolista del trasporto ferroviario in Italia».
L’utile di 380 milioni di euro realizzato nel 2012 dal gruppo Ferrovie dello Stato ha tutti gli ingredienti della buona notizia. L’azienda controllata al 100 per 100 dal Ministero del Tesoro fino al 2006 registrava perdite consistenti. Inoltre, la tendenza del bilancio è positiva, visto l’aumento dei ricavi e l’incremento di utile di 95 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Peccato che a pagare il conto di tale utile siano i milioni di pendolari italiani e che la politica monopolista applicata dal gruppo impedisca di fatto l’ingresso di nuovi soggetti in regime di concorrenza
«Possiamo facilmente sostenere», afferma il capogruppo di Verso Nord in Regione Veneto,«che le Ferrovie dello Stato guidate da Mauro Moretti impongano ai pendolari italiani una tassa occulta». Ora, chiede Bottacin, «quegli utili devono essere reinvestiti per aumentare la competitività e migliorare il servizio».
Da oltre 12 anni, il gruppo Fs – monopolista nel trasporto ferroviario in Italia – utilizza strumenti da consumato lobbista per impedire la liberalizzazione del settore passeggeri. «Tutti i governi che si sono succeduti dal 2000 a oggi, di sinistra e di destra, hanno di fatto tutelato il monopolio delle Ferrovie dello Stato e di Trenitalia. Ne fanno le spese ogni giorno milioni di utenti», ricorda il capogruppo di Verso Nord, «costretti a sopportare ritardi, soppressioni, treni scomodi e super affollati, materiale rotabile vecchio, gelido in inverno e torrido in estate, sporcizia e la totale mancanza di flessibilità di Trenitalia nella gestione delle centinaia di piccoli e grandi imprevisti che si verificano quotidianamente nel servizio».
I punti deboli del trasporto ferroviario italiano possono essere così riassunti:
1) Mancanza di separazione della rete dagli operatori. Nominalmente Rfi gestisce i binari, Trenitalia il traffico, ma entrambe le società fanno parte del medesimo gruppo Fs.
2) Tariffe di accesso alla rete del tutto fuori mercato. Nell’alta velocità, unica rete liberalizzata nel nostro Paese, la tariffa di accesso è di 12,50 euro a chilometro per treno. In Spagna è di 9,5 euro, in Germania di 8.29 euro, 10,28 in Belgio e 0,19 euro in Svezia. Solo in Francia il costo è comparabile a quello italiano, pur se calcolato su base annuale e sul numero e il tipo dei veicoli circolanti. Tuttavia, se vengono considerate le tariffe in base al reale potere di acquisto, anche la tariffa francese risulta inferiore a quella italiana.
3) Norme che impediscono alle regioni di scegliere il migliore operatore attraverso gare europee aperte.
4) Gestione sindacalizzata dell’azienda Fs.
In definitiva, conclude Bottacin, l’utile realizzato dalle Ferrovie nel 2012, «sarebbe una buona notizia, se accompagnata da azioni concrete per il miglioramento del servizio e da provvedimenti per aprire finalmente anche il mercato regionale alla concorrenza, come avviene in Germania, in Gran Bretagna e in Svezia».

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